Con l'atomo di Schrödinger non si deve pensare che le particelle seguono "nascostamente" la meccanica classica finché non vengono "disturbate" da una misura.
In meccanica quantistica si deve rinunciare definitivamente ad ogni nozione di moto in termini di traiettoria continua !!! Al massimo si può pensare che la probabilità di trovare una particella viaggia nello spazio. È la probabilità che segue traiettorie classiche !!! 
Nella meccanica quantistica le particelle sono probabilistiche mentre le probabilità  sono deterministiche.
Consideriamo ora i pilastri su cui si basa la meccanica quantistica:

  1. Principio di corrispondenza: Partiamo dal presupposto che la mecanica quantistica non può esistere senza una corrispondenza con la meccanica classica. Per determinare le peculiarità di un oggetto quantistico, dobbiamo essere in grado di determinare ciò che caratterizza l'oggetto classico.

  2. Principio di sovrapposizione : un corpo (od un sistema di corpi) è in condizione di poter essere visto contemporaneamente in più stati. Un corpo può cioè, per esempio, avere diversi valori di energia. Solo attraverso il processo di misura si determina un valore ben preciso.

Ragioniamo

Questi principi sono in apparente antitesi con il "buon senso".
La meccanica quantistica diventa la meccanica classica siamo in presenza di corpi estesi per cui sia possibile misurare con una precisione grande a piacere la loro posizione e la loro velocità.
Solo quando ci spingiamo nell'infinitamente piccolo (nel mondo degli atomi e delle particelle) essa non vale più ed è in questo contesto che diventa valida la meccanica quantistica.
Gli oggetti "quantistici" (atomi, elettroni, quanti di luce, ecc.) si trovano in certi "stati" indefiniti, descritti da certe entità matematiche (come la "funzione d'onda" di Schrödinger).
Soltanto all'atto della misurazione fisica si può ottenere un valore reale; ma finché la misura non viene effettuata, l'oggetto quantistico rimane in uno stato che è "oggettivamente indefinito", sebbene sia matematicamente definito: esso descrive solo una "potenzialità" dell'oggetto o del sistema fisico in esame, ovvero contiene l'informazione relativa ad una "rosa" di valori possibili, che associeremo agli autostati, ciascuno con la sua probabilità di divenire reale ed oggettivo all'atto della misura.

Interpretazione di Copenaghen