Inizieremo la trattazione ripercorrendo il percorso che ha portato Maxwell a generalizzare quanto già intuito da Faraday e Ampère per il campo elettromagetico.
Maxwell nel 1873 pubblicò “A treatise on electricity and magnetism” in cui dimostrò che l’elettricità e il magnetismo sono tutte maifestazioni dello stesso fenomeno, che associò al concetto di campo elettromagnetico.
Dalla prefazione pagina VII
Mi sembra, quindi, che lo studio dell'elettricità e eletromagnismo in tutta la sua estensione è ora diventato il più importante mezzo per promuovere il progresso delle Scienze.
Le connessioni anche tra le diverse classi dei fenomeni sono stati studiati e la probabilità della rigorosa esattezza delle leggi esperienziali è stata notevolmente rafforzata da una più estesa conoscenza delle loro relazioni reciproche.
Infine, alcuni progressi sono stati compiuti nella riduzione dell'elettromagnetismo a una scienza dinamica, dimostrando che nessun fenomeno elettromagnetico non è in contradizione alla supposizione che esso dipenda dall'azione puramente dinamica.
Ciò che è stato fatto finora, tuttavia, non ha affatto esaurito il campo della ricerca elettrica.
Ha piuttosto aperto quel campo, sottolineando il tema dell'indagine e fornendoci i mezzi di indagine.
Il concetto di campo elettromagnetico fu precisato da Maxwell e può essere espresso dicendo
che la presenza di cariche elettriche in quiete o in moto altera, punto per punto, lo spazio circostante (anche se vuoto di materia) ed esso
diventa sede d’azioni di forza che si esplicano su una carica che lo esplora.
Tutto l’elettromagnetismo concerne le relazioni tra questo campo e le sue cause (carica e corrente) nonché
le relazioni tra i due vettori che lo costituiscono (E e B).
Il flusso e la circuitazione sono i due strumenti concettuali necessari per lavorare con i campi.
Consideriamo un filo a forma di anello.
In condizioni ordinarie non ci sarà nessun moto netto di elettroni in una nessuna direzione.
Se questo filo chiuso viene messo all'interno di una zona con un campo magnetico variabile nel tempo, gli elettroni si metteranno in moto come se ci fosse una f.e.m. (pila).
Faraday aveva dimostrato che in presenza di un campo magnetico variabile nel tempo si originava una forza elettrica concatenata
e Lentz aveva messo in evidenza che, in accordo col principio dell'impossibilità di creare energia dal nulla, si deve sempre spendere energia per generare
una f.e.m. e che pertanto la legge di Faraday Neumann va scritta:
Circuitazione di E=(la somma del valore di E presente in ogni tratto di lunghezza dl per la lungezza dl) Σ Edl=C(E)= f.e.m.= -d Φ(B)/dt
il segno meno è indispensabile per far capire che tale forza elettromotrice tende sempre ad opporsi alla variazione del flusso che si è rilevato.
James Clerk Maxwell si era dichiarato un "lettore del libro della natura" e sostenne che Dio aveva creato la mente umana e la natura in corrispondenza.
Con queste certezze analizzò quanto fatto da Ampère e da Faraday e giunse al convincimento che c'era una discrepanza tra quanto previsto per il campo elettrico indotto in presenza di un campo magnetico variabile nel tempo e quanto non previsto per il campo magnetico generato da un campo elettrico variabile nel tempo.
Analizzando quanto ricavato da Ampère e Faraday, trovò il modo di collegare il campo elettrico variabile nel tempo con il campo magnrtico concatenato.
Maxwell osservò che un campo magnetico variabile nel tempo determina l'insorgere di un campo elettrico in un piano
perpendicolare alla direzione delle linee di forza di B in prossimità della porzione di spazio in cui si rileva detta variazione
del campo magnetico.
Partendo da tale considerazione intuì che si dovesse manifestare il fenomeno speculare in cui si potesse rilevare l'insorgere di un campo magnetico in prossimità di un campo elettrico variabile.
Per fare ciò ha dovuto "inventare" il concetto di corrente di spostamento.
Consideriamo un circuito RC che venga chiuso in un certo istante. Per i primi due secondi si rileva il passaggio di una corrente I variabile da un massimo ad un minimo pari praticamente a 0.
In questi istanti le armature del condensatore si caricano da Q=0 a Q=CΔV. Calcolando la circuitazione di B scegliendo per circuito una circonferenza coincidente con una linea di forza del campo magnetico generato dal filo rettilineo otteniamo:
C(B)= μ i, dove i è l'intensità della corrente che fluisce in ogni istante nel filo che taglia il cerchio avente per contorno la circoferenza su cui abbiamo calcolato la circuitazione. Se consideriamo per superficie quella del "sacco" la circuitazione vale zero, in quanto non vi è alcun filo che attraversi la superficie. La circuitazione può avere valori diversi a seconda della superficie presa in considerazione? NO.
Come correggere il teorema per evitare questi disguidi?
Osserviamo innanzitutto che vi sono discrepanze solo se consideriamo un circuito RC percorso da corrente continua nei primi secondi dopo la chiusura del circuito. Teoricamente non si dovrebbe osservare alcun passaggio di corrente in quanto alla chiusura del circuito istantaneamente dovremo osservare la presenza di una carica su ogni armatura tale da generare un contropotenziale V= C Q.
In questo modo abbiamo "creato" la quarta legge del campo elettromagnetico, per tenere in considerazione l'influsso del campo elettrico variabile alla circuitazione di B.
C(B)=μ0 (i + ε0Φ(dE/dt) )